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Differenze tra versione Mobile e versione Desktop

Utilizzo di un test per lo screening di popolazioni

OBIETTIVO:

- apprendere il significato o lo scopo di un test di screening

- verificare le differenze di base tra screening e diagnosi


Molti pensano che un test sia una specifica procedura di laboratorio (es. test della glicemia, colesterolo ecc.) o una procedura che viene valutata attraverso uno strumento e che pertanto è meno dipendente dal giudizio soggettivo dell'esaminatore.
Questa opinione non è certamente sbagliata, ma per i nostri scopi è piuttosto limitativa: infatti in questo capitolo tratteremo dei test in una accezione più ampia, intendendo per «test» qualsiasi ben definita procedura, oggettiva e possibilmente standardizzata, che viene utilizzata al fine di raccogliere una ben definita informazione.
In questa ottica, possono essere tranquillamente considerati «test» anche la auscultazione cardiaca o la percussione polmonare o l'esame della mucosa congiuntivale ecc.. Anche le domande di un questionario possono essere viste come un «test».

TEST = procedura ben definita, oggettiva e (possibilmente) standardizzata, utile ad ottenere una ben definita informazione

Un «test» di screening è un test che viene applicato ad animali («popolazione») apparentemente sani (o a stato sanitario ignoto) soggetti ad una probabilità («rischio») più o meno elevata di presentare la malattia considerata. In questo modo, tutti gli individui della popolazione (oppure un Cap. 9, Unità 1 - Scopi del campionamento campione) vengono sottoposti al controllo diagnostico. In genere, i test di screening sono procedure poco costose e di rapido e semplice impiego.

L'individuazione di animali ammalati o infetti attraverso operazioni di screening ha rappresentato, e continua a rappresentare, la base dei grandi piani di lotta nei confronti di alcune malattie degli animali.

SCREENING = applicazione di un test ad una popolazione apparentemente sana al fine di individuare una malattia subclinica

Negli animali, le azioni di screening vengono effettuate nei confronti di malattie di notevole gravità (sul piano sanitario o economico) oppure di malattie trasmissibili all'uomo.
In medicina umana, lo screening viene indirizzato preferenzialmente a quelle condizioni morbose in cui una diagnosi precoce ed il conseguente intervento terapeutico siano in grado di ridurre l'incidenza o la mortalità.

ESEMPIO 1. In Italia, così come in molti altri Stati, la profilassi nei confronti della tubercolosi bovina è basata sull'utilizzo di una prova di ipersensibilità cutanea (il test della «tubercolina»); la prova si effettua su tutti i bovini di età superiore a 7 settimane.
ESEMPIO 2. La brucellosi dei bovini e degli ovi-caprini è anch'essa soggetta a profilassi obbligatoria in molti Stati; in Italia, è previsto l'impiego di test sierologici (test al rosa bengala e fissazione del complemento).
ESEMPIO 3. Nel settore avicolo, da tempo è in atto un piano di controllo nei confronti della pullorosi (malattia trasmissibile sostenuta da Salmonella pullorum e Salmonella gallinarum), anch'esso da effettuarsi con l'impiego di un test sierologico: l'agglutinazione rapida su sangue in toto. Vengono saggiati, in operazioni di screening, tutti gli animali da riproduzione.

Lo screening può essere effettuato per individuare la presenza di malattia in singoli animali oppure gruppi di animali (es. gregge, mandria di bovini ecc.). In quest'ultimo caso, l'individuazione anche di un solo animale infetto è sufficiente a dichiarare infetto l'intero gruppo (anche se non tutti gli individui sono necessariamente infetti). Questo approccio è particolarmente utile quando si utilizza un test di screening che non è particolarmente efficiente nell'individuare gli animali infetti (cioè è provvisto di bassa Cap. 11, Unità 4 - Sensibilità e specificità di un test sensibilità).

SCREENING ≠ DIAGNOSI

Lo screening ed il procedimento diagnostico possono essere attuate per mezzo dello stesso «test», tuttavia lo screening differisce dalla diagnosi. Questa affermazione viene giustificata con i 2 punti che seguono (la comprensione completa del secondo punto richiede concetti che verranno spiegati più avanti):

  1. nel procedimento diagnostico il «test» viene eseguito su animali ammalati, cioè che mostrano sintomi clinici che, in una qualche misura, fanno sospettare la presenza di quella malattia; lo screening, invece, preve l'applicazione del test su tutti gli individui della popolazione, indipendentemente dal loro stato di salute;
  2. poiché il Cap. 11, Unità 6 - Valore predittivo di un test valore predittivo di un test dipende dalla Cap. 10, Unità 5 - Prevalenza e incidenza: definizioni prevalenza della malattia, ne consegue che la performance del test sarà meno soddisfacente in caso di screening rispetto al caso in cui lo stesso test venga utilizzato a scopo diagnostico. Infatti, è evidente che la prevalenza della malattia fra gli individui che mostrano segni clinici sarà superiore rispetto alla prevalenza considerata nella popolazione nel suo complesso.

Vale la pena di ripetere che in epidemiologia il termine «test» non comprende soltanto le classiche prove diagnostiche, simili a quelle ora accennate, da eseguire sull'animale. Infatti, per test si intende un qualsiasi procedimento ben codificato che viene attuato allo scopo di verificare un'ipotesi. Pertanto, anche una ispezione d'allevamento eseguita con criteri prefissati, una necroscopia, un semplice questionario ecc. possono essere considerati «test», e ad essi si applicano i principi e le considerazioni che seguiranno nel Capitolo (sensibilità, specificità, valore predittivo ecc.).
In effetti, in tutte le attività di soluzione dei problemi sono usati «test»; quindi, la comprensione dei princìpi della loro valutazione ed interpretazione è di importanza basilare.

NELLA PROSSIMA UNITÀ:
si simula l'esecuzione di uno screening e illustra come i test possano essere classificati in due categorie (patognomonici e non-patognomonici) in base all'affidabilità dei risultati forniti

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