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Valutazione dell'ipotesi: studi osservazionali, sperimentali, teorici

OBIETTIVI:

- acquisire una visione schematica dell'approccio epidemiologico alla valutazione di un'ipotesi sulla causa di una malattia;

- consolidare e riassumere le conoscenze sui tipi di studi epidemiologici;

- differenziare fra variabili qualitative e quantitative


E' già stato ripetuto più volte nelle precedenti unità che uno dei compiti dell'epidemiologia è quello di accertare delle ipotesi; più in particolare, una delle ipotesi più frequenti riguarda i determinanti di malattia, e può essere espressa con il seguente enunciato generale:

IPOTESI:
il fattore f è un determinante della malattia m

L'approccio epidemiologico ad ipotesi di questo tipo può essere effettuato con tre tipi di studio diversi, riassunti nello schema che segue:

(1) Studi osservazionali (o ecologici)
(2) Studi sperimentali (in laboratorio oppure in campo)
(3) Studi teorici

Gli studi osservazionali (detti anche "ecologici"), sono quelli nei quali le variabili in studio (cioè, nel caso più semplice, la variabile malattia e la variabile presunta causa) vengono monitorate, ma su di esse non si effettua alcun tipo di intervento. Ci si limita a trarre informazioni sull'esistenza di un rapporto causa-effetto dalla semplice osservazione dei fatti.
Un Cap. 2, Unità 2 - Uno studio epidemiologico storico: le epidemie di Colera a Londra nel 1849 e 1853 esempio storico di studio di questo tipo è quello sul ruolo dell'acqua nella diffusione del colera dell'uomo eseguito nella metà del XIX secolo;

Gli studi sperimentali (o esperimenti controllati) sono i più adatti a identificare i determinanti di malattia. Possono essere effettuati in laboratorio o in campo.

Negli studi in laboratorio si lavora in genere su animali da laboratorio (topo, cavia ecc.), o su altri substrati viventi (es. colture cellulari, colture d'organo ecc.), oppure, quando possibile, direttamente sulla specie animale di interesse. Lo sperimentatore interferisce con entrambe le variabili in studio.

ESEMPIO. Si vuole valutare l'efficacia di un vaccino antirabbico in un animale da esperimento (topino), attraverso un esperimento di «challenge dopo vaccinazione». Si utilizzano due gruppi di topini, dei quali uno viene sottoposto a vaccinazione mentre l'altro non subisce alcun trattamento (gruppo di controllo). Dopo un adatto periodo di tempo (necessario a consentire al vaccino di esercitare la sua attività), entrambi i gruppi vengono sottoposti ad infezione sperimentale (challenge) con il virus rabbia. Quindi, si osserva e si confronta il numero di morti nei due gruppi (vaccinati e di controllo).
Gli esperimenti di questo tipo possono risultare più complessi se si vuole valutare l'attività di un nuovo vaccino a raffronto con un vaccino noto di riferimento. In questo caso, sono necessari 3 gruppi (controlli, vaccinati con vaccino nuovo e vaccinati con vaccino di riferimento). Negli studi sperimentali di laboratorio si manipolano - in genere - due variabili; nel caso dell'esempio, le variabili sono rappresentate dalla (a) vaccinazione e (b) dall'infezione sperimentale con virus patogeno.

Negli studi in campo si lavora non su animali da laboratorio, ma direttamente sulla specie animal di interesse, e si agisce, in genere, una sola variabile.

ESEMPIO. Vogliamo effettuare uno studio in campo sull'efficacia di un vaccino antirabbico per bovini allevati nell'America meridionale. In questo continente i bovini sono esposti alla rabbia trasmessa da pipistrelli ematofagi (i cosiddetti vampiri). .Si potrebbero vaccinare i bovini allevati in una zona, e tenere gli animali di un'altra zona come controlli non vaccinati. Successivamente, l'efficacia del vaccino potrebbe essere desunta attraverso il monitoraggio della frequenza della malattia nei due gruppi (vaccinati e non vaccinati).

 

Gli studi di laboratorio sono più «precisi» rispetto a quelli di campo. Nota che qui il termine precisione viene usato come sinonimo di «ripetibilità»; cioè, un nuovo studio fornirà risultati molto simili al precedente se eseguito di nuovo nelle stesse condizioni. La precisione è un grande vantaggio degli studi di laboratorio, e dipende dal fatto che in laboratorio sono assenti i fattori esterni (noti ed ignoti), che possono interferire con i risultati e che invece sono sempre presenti negli studi di campo.

 

Gli studi teorici utilizzano modelli o simulazioni computerizzate. Nella maggior parte delle situazioni in cui si ricercano i determinanti delle malattie, gli studi teorici si rivelano sicuramente meno adatti dei precedenti. Essi comunque, pur essendo utilizzati più spesso per altri scopi, possono essere utili ad individuare potenziali determinanti, la cui effettiva attività andrà però successivamente verificata in altro modo.




LE VARIABILI
Una variabile è una caratteristica misurabile o un attributo che differisce nei soggetti considerati.
Per esempio, se viene misurato il peso di 300 suini, allora il "peso" rappresenta una "variabile".
Le variabili possono essere quantitative o qualitative. Queste ultime possono anche esser dette categoriche.
Nell'esempio precedente, il "peso" dei suini è una variabile quantitativa, in quanto misura una quantità; se il gruppo dei 300 suini è costituito da animali di razza diversa, allora la "razza" è una variabile qualitativa, in quanto definisce una qualità di ciascun animale.

FINE DEL CAPITOLO «Compiti e scopi dell'epidemiologia». NELLA PROSSIMA UNITÀ:
viene presentato un argomento di importanza capitale, e cioè il percorso logico che, a partire da una ipotesi, conduce alla dimostrazione di un rapporto causa-effetto. Nota che l'intero prossimo Capitolo («Dalla associazione alla causalità»), ed anche quello seguente, sono interamente dedicati alla comprensione delle cause delle malattia.

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