Unità precedente Sommario Quaderno di Epidemiologia * prof. Ezio Bottarelli

*14. Modelli matematici

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L'infezione da Neospora caninum nel bovino: una breve sintesi

Neospora caninum, un protozoo noto da circa un decennio, attualmente viene ritenuto un importante agente di aborto nella specie bovina in tutto il mondo. Si ritiene che esso possa rappresentare, in alcune zone (es. Australia settentrionale), il 30% di tutte le cause di aborto bovino; l'infezione potrebbe interessare oltre il 20% degli allevamenti.

Epidemiologia veterinaria: Neospora caninum, microfotografia

I danni economici sono legati sostanzialmente all'aborto (perdita del vitello, mancata produzione di latte ecc.); è stata osservata anche una diminuzione del 5% della produzione di latte durante la prima lattazione nelle bovine infette che non hanno abortito.
Oltre che nel bovino, l'esistenza di infezioni da Neospora caninum è stata individuata in numerose altre specie animali, quali: cane, pecora, capra, cavallo, cervo.

Quadro clinico e trasmissione.

La principale manifestazione dell'infezione è rappresentata dall'aborto, che tipicamente avviene tra il IV e il VII mese di gestazione. Tuttavia, è da ricordare che i feti abortiti prima del IV mese spesso non vengono evidenziati; quindi, il ruolo del parassita come causa di aborto precoce (o di  ? riassorbimento fetale) non è noto.

Sporadicamente, nei vitelli può manifestarsi, alla nascita, incoordinazione dei movimenti e paralisi degli arti, mentre negli adulti l'infezione è asintomatica.

La frequenza degli aborti nella mandria è molto variabile. Si ritiene che, in genere, l'aborto si manifesti occasionalmente (e quindi con frequenza bassa o molto bassa). In molti allevamenti l'infezione passa inosservata. Sono però segnalati anche episodi contraddistinti da una incidenza di aborti molto elevata e in un lasso di tempo relativamente breve. Nei casi più gravi, l'aborto ha interessato, nel giro di pochi mesi, 1/3 delle bovine gravide. Si ipotizza che queste "ondate" di aborti ("abortion storms"), che possono comparire anche in mandrie ove non era stato segnalato in precedenza alcun problema riproduttivo, siano innescate da  ? fattori immunodepressivi (es. presenza di  ? micotossine nella razione).

Nel bovino l'infezione avviene per * via verticale. Infatti, come già detto, non sempre la bovina infetta abortisce ma spesso partorisce a termine un vitello che nasce già infetto per infezione transplacentare. L'infezione è persistente (l'animale infetto non "guarisce" mai, nel senso che il parassita persiste nell'organismo indefinitamente), e quindi si trasmette di generazione in generazione.
La * probabilità di trasmissione verticale dovrebbe essere molto elevata e cioè pari a 0.9-0.95.
É quasi certa l'esistenza di meccanismi di * trasmissione orizzontale (es. ingestione accidentale delle oocisti presenti nelle feci dei carnivori infetti), che però, al momento, non sono ancora del tutto chiariti. Si ritiene improbabile la trasmissione per via sessuale o attraverso il latte.

Diagnosi

Su base clinica è possibile emettere soltanto una diagnosi di sospetto. L'accertamento richiede sempre il ricorso al laboratorio, e viene eseguita attraverso il rilevamento delle lesioni nei tessuti fetali. A questo scopo, è indispensabile inviare i feti al laboratorio in condizioni di  ? refrigerazione (non congelamento!) e al più presto possibile dopo l'aborto.
Esistono anche test sierologici per evidenziare la presenza di anticorpi nel siero delle bovine. Questi test hanno attualmente un costo elevato e vengono utilizzati soltanto in casi particolari. E' da sottolineare che

Su questa base, si comprende come la semplice presenza di anticorpi non possa rappresentare, di per sé, un elemento diagnostico sufficiente per la definizione della causa dell'aborto.

Controllo

È difficile fornire informazioni precise riguardo al * controllo dell'infezione, non essendo ancora del tutto nota l'ecologia del parassita.
È consigliabile limitare l'accesso dei cani agli allevamenti bovini e ai pascoli, ed è necessario abolire completamente la pratica (in ogni caso riprovevole) di somministrare ai cani gli invogli fetali (placenta), anche nel caso di parto normale di un vitello vivo.

L'eliminazione o l'allontanamento delle bovine infette allo scopo di risanare la mandria appare, al momento, poco fattibile soprattutto per la scarsa diffusione e l'alto costo dei test diagnostici necessari per l'individuazione degli infetti. Tuttavia, qualche elemento utile per la scelta degli animali da riformare può derivare dalla constatazione che le bovine con infezione da Neospora sono maggiormente soggette ad aborti ripetuti.

Una terapia farmacologica non è proponibile nella pratica di allevamento, sia per la scarsa efficacia evidenziata in studi sperimentali che per i problemi legati ai residui dei farmaci nel latte. Negli Stati Uniti sembra siano in sperimentazione uno o più vaccini, ma al momento non è ancora disponibile alcuna pubblicazione al riguardo.

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