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Dimostrazione della causalità

OBIETTIVO:

- rafforzare il concetto secondo cui «associazione non è sinonimo di causalità» e apprendere l'esistenza dei «criteri di causalità»


Nelle Unità precedenti abbiamo preso in considerazione alcuni test statistici da utilizzare per verificare l'esistenza di una associazione. Tuttavia, nessun test statistico può dimostrare, di per sé, la prova della causalità di una associazione, ossia la prova dell'esistenza di una relazione causa-effetto fra il fattore studiato e la malattia. Il test statistico è soltanto uno strumento per superare il primo passaggio, ossia quello della dimostrazione dell'esistenza una associazione. Il passaggio successivo consiste nel verificare la causalità della associazione.

Il flusso logico è il seguente:

Epidemiologia veterinaria: dimostrazione della causalità

In sostanza, al fine di dimostrare l'esistenza di una Cap. 5, Unità 1 - Il procedimento logico verso la causalità relazione causa-effetto tra due fenomeni, occorre

  1. osservare l'esistenza di associazione e convalidare tale osservazione attraverso l'impiego di un test statistico (es. Cap. 5, Unità 5 - Confrontare due proporzioni o due percentuali: il test chi-quadrato chi-quadrato);
  2. escludere la presenza di Cap. 5, Unità 8 - Associazione e causalità: tipi di associazione «errori sistematici» nello studio. Gli errori sistematici sono vizi d'impostazione o di esecuzione di uno studio, che conducono a sovra- o sottostimare la forza di un'associazione. Spesso essi derivano dall'impiego di un cattivo Cap. 9, Unità 3 - errore di campionamento metodo di campionamento, che spinge lo sperimentatore ad esaminare un segmento non rappresentativo della popolazione oggetto dello studio. Quando un'associazione deriva da errori sistematici si dice «spuria»;
  3. a questo punto, essendo l'associazione risultata statisticamente valida e priva di errori sistematici, è necessario un ultimo - ed importante - passo prima di arrivare alla dichiarazione dell'esistenza della presunta relazione causa-effetto. Questo passo è rappresentato dalla applicazione dei Cap. 6, Unità 6 - I cinque criteri di causalità 5 «criteri di causalità»;
  4. infine, se i criteri vengono soddisfatti l'associazione è da ritenere causale; altrimenti è di tipo non causale.

NELLA PROSSIMA UNITÀ:
vengono finalmente presentati i Criteri di causalità, sostanzialmente basati sul pensiero di John Stuart Mill e proposti dallo statistico Hill nel 1964. Schematizzando al massimo, i criteri possono essere visti come il controllo finale (una sorta di «check list»!) da verificare prima di affermare che un determinato fattore è causa di una malattia.

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