Unità precedente Sommario Unità successiva Quaderno di Epidemiologia * prof. Ezio Bottarelli

cap 5.10Cap. 5. Dalla associazione alla causalità

Cap. 1 Cap. 2 Cap. 3 Cap. 4 Cap. 5 Cap. 6 Cap. 7 Cap. 8 Cap. 9 Cap. 10 Cap. 11 Cap. 12 Cap. 13 Cap. 14 Unita' 1 Unita' 2 Unita' 3 Unita' 4 Unita' 5 Unita' 6 Unita' 7 Unita' 8 Unita' 9 Unita' 10 Unita' 11 Unita' 12

Esempio di associazioni causali e non causali

OBIETTIVO:

- verificare attraverso un esempio l'esistenza di associazioni non causali


- [Vai alla versione Mobile]

*L'esempio che ti propongo riguarda la filariosi cardiopolmonare del cane. Questa malattia è provocata da un nematote parassita, Dirofilaria immitis, che viene trasmesso al cane attraverso le punture di zanzara. La zanzara inocula nel cane le microfilarie che, dopo alcuni stadi di sviluppo, si trasformano in parassiti adulti e si localizzano nelle cavità cardiache e nell'arteria polmonare. A questo stadio la filariosi è malattia grave e difficilmente guaribile; la terapia è rischiosa e deve essere effettuata su animali ospedalizzati. La strategia migliore è la prevenzione, che si effettua attraverso la somministrazione periodica (una volta al mese) di un farmaco durante il periodo di attività delle zanzare.

È evidente che i proprietari premurosi nei confronti del loro animale effettuano il trattamento preventivo. Ne consegue che i cani con filariosi più frequentemente appartengono a proprietari che poco si curano della salute dei loro animali. Proprio per questo stesso motivo, sarà probabile che i cani con filariosi abbiano anche una una  ? infestazione da pulci.

In base a quanto detto finora, attraverso uno studio epidemiologico potresti certamente dimostrare una associazione statistica tra filariosi e infestazione da pulci, e magari su questa base saresti tentato di avanzare ipotesi errate come, ad esempio, che la pulce sia importante nel ciclo biologico della filaria.

Invece, l'associazione osservata è di tipo «non causale», come illustrato nello schema sottostante.

Epidemiologia veterinaria: esempio di associazione non causale

È bene ripetere che «associazione non è sinonimo di causa». È ovvio che, per dimostrare l'esistenza di un rapporto causa-effetto, non è sufficiente raccogliere e analizzare dati e dimostrare l'esistenza di una associazione, ma è necessario anche conoscere in maniera approfondita il problema che si affronta.

Le regole per dichiarare l'esistenza di una relazione causa-effetto variano in rapporto ai settori di studio. Probabilmente le scienze fisiche sono privilegiate, in quanto consentono di disegnare esperimenti nei quali un singolo componente può essere isolato e studiato.
Grandissime difficoltà emergono invece in altri settori, come ad esempio quello della storia: qui, non solo gli esperimenti sono impossibili, ma i dati provengono dal passato e non possono essere facilmente verificati. Secondo alcuni studiosi, un certo numero di affermazioni sorprendenti su cause-effetti nella storia non erano basate su fondamenti di logica e dovevano essere respinte. Fra gli esempi più clamorosi: (1) Non sono mai state dichiarate guerre tra nazioni in cui erano diffusi ristoranti McDonald e (2) Prima della televisione: due guerre mondiali; dopo la televisione, nessuna guerra mondiale.

NELLA PROSSIMA UNITÀ:
si tratta ancora delle associazioni, ma questa volta viene presentato un esempio che dimostra come, anche in ambito scientifico, sia possibile commettere errori clamorosi, come quello di confondere le cause con gli effetti.

Unità precedente Sommario Unità successiva

• TEST ARGOMENTI CAPITOLO 5             • FIRMA IL GUESTBOOK, PLEASE!

Licenza Creative Commons